UNA VISIONE D’INSIEME
Un
certo giorno il giovane Félix alzò la mano nel patio del collegio per
indicare che accettava di andare missionario. Da quel momento, Dio accettò
l’offerta. Félix aveva 19 anni. Ma il 4 Febbraio del 1903 Dio gli fece
vedere nuovi orizzonti e lo invitò a seguire più da vicino Gesù, avviato al
calvario con la croce sulle spalle, per compiere la volontà del Padre e
salvare i fratelli. E P. Félix decise di seguire Cristo, Sacerdote e
Vittima. Dopo un anno di quello che fu, secondo lui, il "suo noviziato" in
quel nuovo cammino delle Opere della Croce, chiese il permesso di fondare i
missionari dello Spirito Santo, perché Dio glielo aveva chiesto. Si fanno
beffe di lui. Lo considerano un visionario. Gli negano il permesso. Lo
mandano a chiedere l’elemosina e ad insegnare ai bambini…
Per
dieci anni obbedisce, soffre e confida in Dio. Dieci anni di totale
abbandono alla volontà divina, per fare la fondazione o per non fare nulla.
Quello che Dio dispone. Nel 1914 ottiene il permesso desiderato. Ma solo per
due anni. Ormai cinquantatreenne torna in Messico e trova il paese nel
peggior momento della sua storia. Senza perdere un solo giorno, comincia a
lottare per assolvere l’incarico che il Signore gli aveva affidato. I
permessi li ottiene tre volte per due anni e una volta per cinque. E ogni
volta, l’umile fondatore è disposto all’obbedienza, a lasciare tutto se è
questo che Dio vuole, "ad andarsene nell’isola più remota delle missioni di
Oceania".
Infine, dopo undici anni di scadenze angosciose, la concessione del permesso
definitivo: ora è missionario dello Spirito Santo per sempre. Ma è proprio
adesso che la persecuzione religiosa colpisce con tutta la sua violenza. Ed
egli accetta tutto, "perché questa è la volontà di Dio ed Egli è veramente
Padre". E rianima gli scoraggiati, consola gli avviliti e prega per i
nemici, e brama dare la vita per il suo Signore. Dal 1903, Gesù lo aveva
invitato a salire sulla sua croce. E lì rimase per 33 anni: cinque a
Barcellona, cinque a Saint Chamond, e ventitré nel Messico della
rivoluzione. Che costanza! Che forza incrollabile!
Sarebbe stato più facile il martirio. Ma Dio volle che P. Félix fosse il
modello di coloro che accettano la croce di Cristo per restarvi inchiodati
tutti i giorni, con instancabile tenacia fino a quando la Croce della
malattia rompe la Croce di questa vita e appare il lato luminoso della
Pasqua. Se vogliamo studiare la spiritualità della Croce, facciamo ricorso
agli scritti di Conchita e di Mons. Luis María Martínez. Ma se abbiamo
bisogno di un modello accessibile e incoraggiante per viverla, allora
fissiamoci bene nella vita di P. Félix. Egli è un eroe che ci illumina con
lo splendore delle sue gesta. È un uomo semplice che ha saputo portare con
fede la croce di ogni giorno e che seppe renderla leggera con l’amore per il
Padre e per una comunità di fratelli.
P.
Félix non è uno di quegli eroi solitari. Sempre impegnato ad aiutare gli
altri a portare la loro croce e sempre disposto a lasciarsi aiutare per
portare la sua. Cercò costantemente la vita comunitaria, amò gli amici, amò
i fratelli, e accettò senza riserve di essere amato da loro. P. Félix è un
buon modello per la gente comune. Non è difficile camminargli a fianco,
poiché il suo cammino è semplice: compiere la volontà di Dio, di quel Dio
che è Amore.