"Messico, 20 Maggio 1904. Reverendissimo Padre: Grazie per la Sua lettera
del 20 Aprile, con cui mi concede il permesso di venire in Francia. Ho
effettivamente necessità di parlare a lungo con Lei di cose molto importanti
che non possono essere trattate per lettera. Manuel mi ha scritto, e mi dice
di averle mandato le lettere che gli avevo scritto, e mi tratta come un
povero pazzo. Spero che il Suo giudizio sia molto diverso. In ogni caso, io
seguirò, come sempre, la regola aurea dell’obbedienza.
Se
l’opera cui desidero consacrare la mia vita è di Dio, Egli la avvierà. Però,
se dopo avermi ascoltato, Lei mi dirà che sto sbagliando, e deciderà di
mandarmi nel posto più umile, io andrò senza esitazione, allegramente e
felice di obbedire. Non prenderò alcuna iniziativa senza la Sua
approvazione; né farò alcunché senza la benedizione del Vicario di Cristo".
Da
parte sua anche il Superiore Provinciale scrisse a Padre Félix:
“Da
quanto ho saputo, tra i vari motivi che La inducono ad andare in Francia, il
principale è che Lei si sente chiamato da Dio per un’Opera speciale. Mi
dispiace molto di non essere potuto venire a Città del Messico per parlare
con Lei di questo. Non sapevo che Lei fosse deciso fino a questo punto. La
credevo più saldo nella sua vocazione di Marista, che è più solida di quella
che Lei crede di aver ricevuto attraverso una nuova chiamata da Dio. Credo
che avrei dovuto proibirle la direzione di quelle religiose. Temo che
l’eccessiva attenzione prestata a quella comunità l’abbia distolta dal suo
impegno principale, che è la buona direzione della parrocchia che Le è stata
affidata.
Con
dispiacere, come Lei deve capire, ma in ossequio ai miei doveri, ho scritto
in questo senso al R.P. Generale" (P. Descreux 1° Giugno
1904).
Padre Félix risponde al Superiore Provinciale spiegandogli il suo caso e
chiarendo molte cose. La lettera si conclude così:
"Infine, mi permetta di fare
chiarezza su quanto Lei afferma circa la mia vocazione di Marista. Sono
molto legato alla mia vocazione, tuttavia, se la mia nuova chiamata è
giudicata autentica, mi sento più legato alla volontà di Dio. Comunque, se
il Rev.mo Padre Generale, dopo avermi ascoltato, mi dirà che sono in errore,
che sono un illuso, che non devo più parlare di tutto questo e mi manderà in
Oceania, Le assicuro che non esiterò un istante. Nella volontà del mio
Superiore Generale, vedrò la volontà di Dio e me ne andrò allegramente a
morire in una qualsiasi isola sperduta nell’oceano".
Infine, il Superiore Generale, ricevuti i commenti sfavorevoli di Padre
Manuel e di Padre Descreux (Provinciale), scrisse subito anch’egli a Padre
Félix una lettera, che però arrivò a Città del Messico quando questi era già
partito per la Francia. La lettera è scritta il 1° Luglio, e vi si può
osservare che molti aspetti della faccenda erano stati male interpretati:
"Ho
saputo che Lei si sta muovendo per chiedere a Roma la dispensa dai Suoi voti
e afferma che da parte mia non ci sarebbe alcun ostacolo.
Fino a quando Lei non ottenga realmente quella dispensa io continuerò ad
essere il Suo Superiore, e pertanto, finché ne ho il potere, intendo
compiere il mio dovere verso di Lei.
Non
capisco perché Lei voglia cambiare la sua vocazione di Marista per quella di
sacerdote secolare, visto che in precedenza ha sempre mostrato un forte
attaccamento alla sua vocazione di religioso. Credo che si stia lasciando
trascinare da qualche esaltazione o qualche lode e magari non ritiene più
confacente per Lei l’ideale Marista di vivere "ignorati e appartati in
questo mondo". Ma sarà veramente una luce che viene dall’alto quella che Le
fa vedere le cose in questo modo? Operi con rettitudine e chieda alla
Vergine Santissima che Le mostri il vero cammino che deve condurla al cielo.
Le
ordino, quindi, in omaggio alla santa obbedienza, e prima di prendere
qualsiasi iniziativa per ottenere la dispensa dai suoi voti, di fare
esercizi spirituali per un periodo di nove giorni con i Trappisti di Dambez
o con quelli di Sept Fonts, e se dopo di ciò, Lei continuerà a credere che
questa sia la volontà di Dio e insiste nel voler chiedere a Roma la dispensa
dai suoi voti religiosi, non solo non porrò alcun ostacolo, ma La aiuterò
per quanto mi sarà possibile" (P. Antonio Martin Sup. Gen.).
Come abbiamo già detto, Padre Félix non ricevette mai questa lettera che si
trova negli archivi dei Padri Maristi, perché era partito il 15 Luglio in
treno per Vera Cruz, e il giorno dopo s’imbarcava, diretto in Francia, sulla
nave spagnola Alfonso XIII.
Sbarcò a Santander, da lì si trasferì a Lourdes, e giunse a Lione il 5
Agosto. Lo stesso giorno parlò con Padre Antonio Martin, Superiore Generale
della sua Congregazione.
I
colloqui proseguirono fino al giorno nove dello stesso mese. Padre Félix
espose tutto al suo Superiore, con franchezza assoluta, e gli consegnò le
lettere di raccomandazione che portava con sé: del Delegato Apostolico,
dell’Arcivescovo di Città del Messico, e di Mons. Ruiz, Vescovo di León.
"Gli aprii il mio animo con tutta la franchezza di cui sono capace, non gli
nascosi nulla, nemmeno quelle cose che, sapevo, gli avrebbero causato
cattiva impressione" (Lettera di Padre Félix a Mons. Ruiz del 25 Agosto
1904).
Oltre ai colloqui personali, Padre Félix consegnò a Padre Martin un
documento scritto intitolato Breve Riassunto. Recita così:
"1.
- Perché QUESTA FONDAZIONE. Unicamente perché Nostro Signore la chiese
insistentemente alla Signora Concepción Cabrera. E per i frutti ammirabili
che l’Opera della Croce ha prodotto fino ad oggi nelle sue due
istituzioni: Le Religiose della Croce e L’Apostolato della Croce;
già approvate dalla Santa Sede.
2,
- DA DOVE MI È VENUTA QUESTA NUOVA VOCAZIONE. Non ho mai avuto tentazioni
contro la mia vocazione di Marista che è sempre stata molto salda. Però è
vero che da sempre sentivo un’ansia di maggiore perfezione, che non ero
riuscito a soddisfare prima di conoscere le Opere della Croce. Ma non sto
cercando di realizzare questo ideale al di fuori della Società di Maria, che
amerò e servirò con tutte le mie forze e con tutta l’anima.
È
Nostro Signore Colui che mi ha manifestato chiaramente la sua volontà,
attraverso molte circostanze, di cui già Le ho riferito verbalmente. Io sono
disposto a soffrire qualsiasi martirio piuttosto che mancare di rispondere
alla chiamata di Dio.
Tuttavia, dichiaro solennemente
che non prenderò alcuna iniziativa senza la sua approvazione e non mi
allontanerò mai dal giusto cammino della santa obbedienza.
3.
- PERCHÉ CREDO NELLA SIGNORA CABRERA. Perché ho personalmente constatato e
verificato l’autenticità della sua missione. E perché ho consultato le
persone che la conoscono più intimamente: l’Arcivescovo di Città del
Messico, l’Arcivescovo di Puebla, il Delegato Apostolico, il Vescovo di
León, ed il sacerdote che è stato suo confessore per dieci anni. Tutti mi
hanno detto, senza esitazione e con entusiasmo: "Vada avanti, perché
quest’opera è di Dio". Essi conoscono le grazie meravigliose che questa
signora ha ricevuto da Dio, delle quali io Le parlerò dettagliatamente.
Inoltre vi è l’autenticità delle sue virtù: la sua ammirevole umiltà, il suo
costante desiderio di essere ignorata, la sua obbedienza a tutta prova, la
sua santità di vita, le sue penitenze tanto straordinarie che non sarebbero
possibili senza il sostegno soprannaturale di Dio: ed i favori speciali che
Dio le ha concesso, dei quali non posso dubitare.
4.
- DOTTRINA E SPIRITUALITÀ DELL’OPERA: La Signora Cabrera ha scritto molto,
ed i suoi scritti hanno il sigillo di Dio. Arrivano al cuore, sono pieni di
teologia, benché ella non abbia mai studiato. L’Arcivescovo di Città del
Messico ha fatto esaminare questi scritti dai migliori teologi della
capitale, ed essi sono rimasti ammirati da tanta profondità e precisione.
COSA PENSO DI FARE
1.
- Ottenere il Suo pieno consenso e la Sua approvazione affinché si sappia,
ora ed anche in seguito, che l’Opera è iniziata sotto il segno
dell’obbedienza perfetta.
2.
- Se Lei mi rifiuterà il permesso, obbedirò prontamente e con gioia, poiché
so che obbedire a Lei è obbedire al Signore, ed io non chiedo altro che fare
la santa volontà di Dio.
3.
- Se Lei mi concederà il permesso, partirò immediatamente per Roma, esporrò
i miei progetti al Cardinale Vives perché mi aiuti presso il Papa, e
chiederò al Vicario di Cristo di benedirmi e di darmi l’abito di Religioso
della Croce.
4.
- Subito dopo cercherò vocazioni e le condurrò in Messico per cominciare il
noviziato, sotto gli auspici dell’Arcivescovo di Città del Messico".
Padre Antonio Martin chiese a Padre Félix che gli desse tempo per poter
discutere del suo progetto con gli Assistenti Generali, nel frattempo poteva
andare a far visita alla sua famiglia, cosicché il colloquio definitivo ebbe
luogo il giorno 19.
Padre Martin ricevette molto amabilmente Padre Félix, lo invitò a sedere e
gli disse:
"Le
leggo questo documento. L’ho scritto per essere più sicuro delle mie
espressioni, e perché Lei lo custodisca e ricordi meglio i miei ordini e si
attenga fedelmente alla volontà di Dio".
Il
documento recitava così:
“Mio caro Padre Félix, dopo aver pregato e riflettuto, e dopo aver sentito
il parere del Consiglio, e contando sulla Sua promessa di obbedire alla
decisione che prenderò circa la missione di fondare una nuova Congregazione
Religiosa, Le ordino quanto segue:
1.
- Non si occupi in alcun modo della fondazione della nuova Congregazione.
2.
- Interrompa ogni corrispondenza, per lettera o in altra forma, con la
Signora Cabrera, sia direttamente che indirettamente.
3.
- Per quanto riguarda le Sue penitenze, confessioni e direzione spirituale,
si conformi a quanto stabilito dai nostri regolamenti della Società di Maria
all’art. III delle nostre Costituzioni".
Dopo che Padre Martin ebbe letto e consegnato queste disposizioni a Padre
Félix, gli disse:
"Ora, se non ci sono difficoltà da parte Sua, La mando in Spagna e La
assegno alla nostra casa di Barcellona, dove avrà come Superiore Padre
Gauven".
Rispose Padre Félix:
"Andrò con molto piacere, giacché sono sicuro di fare la volontà di Dio, e
non desidero altro che questo" (Diario).
La
Sg.ra Cabrera ricevette l’ultima lettera da Padre Félix l’11 Settembre,
dopodiché ogni comunicazione tra loro fu interrotta. Il giorno14 scrisse al
Superiore Generale quanto segue:
“Ho
ricevuto una lettera da Padre Félix, con la quale mi informa del suo
trasferimento a Barcellona e della proibizione di scrivermi ancora. Molto
bene, mio riverito padre, non abbia timore che io contraddica minimamente la
Sua volontà. Lei ha il dovere di prendere il cammino che giudica più
prudente. Spero tuttavia che il Signore Le farà conoscere qual è il suo vero
desiderio" (Città del Messico, 14 Settembre 1904).
Per
10 anni Padre Félix rimase in Europa senza comunicare assolutamente con il
Messico, tacendo e obbedendo; pregando e cercando di compiere fedelmente la
volontà di Dio.
Io
non ho dubbi che questi dieci anni di vita nascosta e di obbedienza eroica,
siano stati fecondi in frutti di purificazione e progresso spirituale per
quest’uomo che Dio aveva scelto per essere uno di quelli che chiamiamo
santi.
Lo
stesso giorno in cui ricevette il doloroso rifiuto del suo Superiore
Generale, scrisse nel suo Diario:
"Ora sono isolato. Solo con Gesù… È arrivato, Signore, il momento che
temevo, l’ora della prova. Le parole del mio Superiore sono Tue, e come tali
vi obbedirò con gioia, tutta la vita, se questa è la tua volontà, benché il
mio cuore già stia soffrendo un martirio…" (19 Agosto, 1904).